Abbiamo tutti un po’ paura. Anche in vacanzaÈ ancora difficile dare un nome alla situazione che stiamo vivendo, ma un dato è certo: abbiamo tutti un po’ più paura. Non necessariamente di cadere vittima di attentati terroristici, ma di vedere la nostra vita in qualche modo sconvolta. Le notizie che giungono, attraverso i media, direttamente a cervello e cuore, lavorano come tarli e, pian piano, cambiano ciò che siamo. Risultato? Amiamo sempre viaggiare, ma verso destinazioni che siano sempre meno “a rischio”. La Coldiretti segnala che quest’anno ad andare in vacanza saranno 35 milioni di italiani: di questi, il 27% sceglierà come meta l’Europa, il 9% Stati Uniti e Asia. Turchia, Tunisia, Egitto e Francia sono diventate sempre meno appealing (e ogni giorno purtroppo la cronaca non fa che confermarlo). E gli stranieri cosa fanno? Arrivano nel Bel Paese, per il momento risparmiato dalla follia degli attentati. Attenzione, arrivano in massa, dato che secondo Coldiretti rappresenteranno ben la metà dei villeggianti. Questi spostamenti di mete, di atteggiamento, questo senso di precarietà sempre più forte non ha solo riflessi “concreti”: c’è qualcosa di profondo che aleggia nell’animo di ciascun abitante dell’Europa. Per il momento si tratta di una sensazione impercettibile: tra qualche anno chissà. Ci penseranno storici e psichiatri a raccontarci come saremo diventati: riflessivi, disillusi, impauriti, rassegnati? Impossibile da dire. E soprattutto: impossibile da prevedere, dato che forze ben più grandi del singolo sono in campo e si danno battaglia. Indietro |