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Alta efficienza e classe A: convengono davvero?

L’insoddisfazione serpeggia, tra i nuovi acquirenti: molto spesso, le famiglie acquistano un immobile in classe A, spendendo una cifra elevata, con la promessa di efficienza energetica massima, bollette contenute e una qualità della vita ottima. Una volta entrati in casa (complice anche il fatto che i soggetti non rispettano le indicazioni dei costruttori in merito all’uso corretto delle strumentazioni) si ritrovano a pagare bollette comunque elevate. Da qui la lamentela: “Meglio sarebbe stato se avessi acquistato in una classe inferiore”.

Brutta storia: il mercato sta ovviamente andando verso la classe A (anche perché così le future abitazioni saranno costruite), ma ci sono ancora problemi, sia appunto di gestione, che di costi. Il prezzo medio di una casa, in Italia, è di 1.940 euro al metro quadro; se è in classe A, il costo arriva a 2.618 euro. Per le abitazioni in classe A++, il gap può essere anche del 60%. Inaccettabile, perché non coerente con la funzionalità.

Quindi che fare? Sicuramente studiare. I costruttori devono studiare soluzioni funzionali e consegnare ai compratori manuali d’uso semplici. Le agenzie devono mettere al corrente i potenziali acquirenti che il risparmio energetico è sì un plus, ma che deve essere ben gestito. Gli acquirenti, infine, devono sapere che – per esempio – la casa climatizzata “che fa tutto da sola” fa, appunto, tutto da sola, per cui il termostato non va regolato a caso, o puntato H24 sui 25 gradi: se così fosse, addio economie e benvenuta bolletta bella salata.

 

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