Architetti, avete perso l’uomoDov’è finito? Dove l’avete nascosto? Vi fa così paura? La riflessione è nostra, ma mutuata da ragionamenti complessivi che stanno interessando gli architetti di tutto il mondo, anche in riferimento alla trasformazione urbana che riguarda le capitali italiane. I progetti che nascono e si sviluppano, anche in modo ardito e verticale, sotto ai nostri occhi entusiasti, rappresentano il massimo dell’espressione del genio umano, in termini di ingegneria, architettura, uso dei materiali, addirittura sostenibilità ambientale. Interi quartieri nascono e trasformano la forma e la sostanza delle nostre grandi città, pensiamo a Milano. Ma un attento osservatore, che non si limita a rimanere estasiato e cerca una visione complessiva, culturale, allargata di quanto sta accadendo, non può non notare che tanto la bellezza architettonica cresce, tanto la presenza dell’uomo diminuisce. Pare, infatti, che gli architetti, impegnati a costruire un futuro accessibile, trasparente, significativo, non abbiano previsto che questi edifici, incredibilmente belli, devono interagire con l’uomo, aiutarlo. Devono integrare le persone, non costruire isole per solitari individui. Ecco cosa manca: la poesia. Quello spazio comune ideale nel quale le persone si possono esprimere, anche sbagliando, ma pur sempre raccontando storie sempre diverse. Prendendosi per mano. La fissità degli edifici li sta svuotando di sentimenti, di anima. Eppure, cosa sarebbero i più grandi edifici della storia senza la presenza dell’uomo? A cosa serve l’architettura, se non a ospitare l’uomo, nella sua evoluzione? Questo tratto delle città moderne è davvero molto significativo. Ci parla di assenza, e allo stesso di presenza: di progetti già precostituiti, in cui manca la fantasia (la casa per i single, lo spazio per il barbecue, il posto per il bike-sharing). È vero che senza ordine sarebbe il caos. Ma l’umanità è anche caos, è commistione tra le culture, scambio. È casa di ringhiera, in cui alla fine si è tutti parte dello stesso mondo. Coraggio, ritorniamo più umani. Imbrattiamo di umanità i grattacieli, saremo più felici. Indietro |