Bike-sharing a Milano: civiltà o inciviltà? Siamo – tutti – meglio di cosìOgni giorno, ripeto, ogni giorno, sui Social spuntano foto di biciclette del bike-sharing di Milano collocate nei posti più assurdi: tra le placide acque della darsena; appese agli alberi; dimenticate sui binari della stazione. Allora, ci dobbiamo capire: il bike-sharing sarà ricordato come la soluzione del secolo, quella che porta le persone a lasciare a casa le auto (quindi a non inquinare) e a muoversi pedalando per arrivare al posto di lavoro (con benefici anche per il benessere fisico). Portato sui grandi numeri, questo atteggiamento sostenibile è in grado davvero di aiutare la “salute complessiva” di tutta la città e dei suoi abitanti. Il meccanismo di accesso e uso del bike-sharing, targato Comune o società private, è davvero semplice; il costo esiguo; parcheggi sono posizionati ovunque. Le bici non danneggiano nessuno, non inquinano, non fanno male, sono comode e divertenti da usare. Perché, allora, qualcuno le usa come spazzatura e le rovina e le rende inutilizzabili? Perché sabotare un servizio che, lo ripetiamo, è tranquillo e sereno? Se non si tratta di sabotaggio… è ancora peggio, perché significa che buontemponi bulli si divertono a distruggere ciò che gli capita sotto mano. Forse la noia, forse il fastidio di vedere che la città va avanti e cerca di migliorare se stessa, non lo sapremo mai. Speriamo che, complice l’arrivo dell’inverno e delle basse temperature, i bontemponi di cui sopra restino chiusi in casa. Speriamo, allo stesso tempo, che i servizi di controllo e monitoraggio delle strade e dei quartieri siano sempre più efficaci: ben vengano le telecamere, se aiutano i cittadini a vivere sicuri e proteggono i beni della collettività. Davvero: siamo tutti meglio di così, dobbiamo però farci sentire e arginare il più possibile i bulletti del 2017. (foto tratta da www.bikemi.it) Indietro |