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Cina, tutto un altro pianeta, che può insegnarci qualcosa

Abituati come siamo alle crescite dello “zero virgola” attribuite all’economia del nostro Paese, non appena mettiamo il naso fuori dalla vecchia Europa restiamo letteralmente basiti. Proviamo dare un rapido sguardo a quanto sta accadendo in Cina, per esempio. Molto spesso si commette l’errore di associare la potenza cinese solo alla capacità di fare peggio – ma a costi minori – ciò che altri Paesi – tipo l’Italia – inventano con genio e creatività.

La Cina, invece, è molto altro: non è il Paese immenso delle copie, ma anche quello della tecnologia, dell’innovazione. Soprattutto, da solo traina l’economia dell’intero pianeta. I suoi tassi di crescita sono, per noi vecchi europei, incredibili e impossibili. Nel terzo trimestre di quest’anno, il loro Pil è cresciuto del 6,7%. Il merito è anche del loro mercato immobiliare, che continua a salire. Molti parlano di “bolla”, ma per il momento ai cinesi questo spauracchio non interessa: preoccupati che i prezzi possano continuare a crescere, acquistano, acquistano, anche se gli immobili sono già sopravvalutati. Il settore immobiliare vale il 15% di tutto il Pil. Anzi, il 20%, se si considerano le spese per l’arredamento (questo fa gioco alla nostra, di industria, dato che i cinesi sono innamorati del made in Italy).

Quali considerazioni possiamo trarre, da tutto ciò? Tre, a mio parere. La prima: non possiamo essere autoreferenziali, ossia pensare che, siccome siamo arrivati prima, siamo designer, creativi e specialisti del prosciutto di Parma, potremo continuare a dominare con i nostri prodotti il pianeta. Altri protagonisti si stanno affacciando sul mercato e, data la loro dimensione, occorrerà tenerne conto e in qualche modo avviare relazioni. O quanto meno osservare con attenzione.

La seconda. Crescere a tassi impressionante è facile, più complesso è strappare piccole virgole di Pil: questa è la nostra strada, più resteremo in modalità “attesa”, più rimarremo indietro.

La terza: impariamo a essere “appealing”. Se il mondo ci cerca per le nostre innegabili competenze, mettiamole in bella mostra. Facciamo sistema – ossia aggreghiamo le Pmi, che di certo da sole non possono sbarcare in Cina – impariamo la lingua e i costumi. Insomma, muoviamoci. La Cina non sarà più così lontana.

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