La città che cambia. E non ci piace

Che Milano cambi è un dato di fatto. Il progresso non si ferma, e meno male. Ci sono però piccole storture legate alle “magnifiche sorti e progressive” che ogni tanto rendono questa marcia fastidiosa. Per esempio la chiusura degli antichi negozi. Di quelli che compaiono già nelle cartoline di inizio secolo, e che rappresentano la storia del commercio della città. Accettare che debbano chiudere per far spazio a catene in franchising, oppure perché l’affitto è troppo alto, o perché si devono trasformare in filiali bancarie un po’ stringe il cuore. L’ultimo caso è quello della Ditta Guenzati di Via Mercanti 21. Persino i turisti conoscono questo curioso negozio, che in vetrina ospita cappelli e tessuti inglesi. 1768, addirittura, è il suo anno di fondazione (addirittura prima dello scoppio della Rivoluzione Francese!).

La ditta è passata di decenni in decenni dalla famiglia ai dipendenti più meritevoli, che sempre hanno mantenuto intatto l’originario stile british, sopravvivendo a invasioni, dominazioni straniere, mode bizzarre, persino alla Milano da Bere.

Ora il punto dolente: la proprietà non intende rinnovare il contratto di affitto. Da qui la mobilitazione anche della rete, e l’avvio della raccolta firme promossa dal Fai, “I luoghi del cuore”. È possibile firmare per sostenere il negozio, vero patrimonio cittadino, sul sito http://iluoghidelcuore.it/luoghi/87891

Un modo per sensibilizzare anche il Comune, in modo che intervenga in qualche modo. Davvero vogliamo fare finta di niente, mentre pezzetti di storia scompaiono? Tanto attenti a valorizzare i Navigli ci perdiamo un tesoro a pochi passi dal Duomo? Mistero milanese.

http://vivimilano.corriere.it/shopping/ditta-guenzati/

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