Come siamo cambiati in un solo anno?Quasi tutti impiegano una vita intera a strutturare opinioni e abitudini, poi arriva la pandemia e rimette in discussione anche il semplice cappuccino della mattina al bar. Le persone sono cambiate. I milanesi sono cambiati. Specie quelli che lavorano in città. Ancora oggi molti – uno su tre – sono in smart working. Un altro 30% ha ripreso a recarsi in ufficio, ma non tutti i giorni della settimana. Le persone hanno scoperto quanto possa essere bello non passare ore al giorno sui mezzi o in auto per recarsi in ufficio, questo ha sicuramente avuto risvolti positivi sull’umore e la produttività. Purtroppo, però, l’avere a che fare quotidianamente con l’incertezza portata dal Covid-19 ha nel 51% dei casi generato ansia, difficoltà ad armonizzare lavoro e vita privata. Come si vede, una situazione in forte modificazione, con un’intera classe lavorativa in bilico tra il piacere del lavorare in un ambiente in cui si possano scambiare opinioni coi colleghi e l’ottimizzazione del tempo e dello spazio garantita dallo smart working. Si sta peraltro facendo strada quello che viene definito “lavoro di prossimità”, ovvero la possibilità di recarsi in uno spazio condiviso con altri soggetti, tipo coworking, vicino alla propria residenza, nel quale recarsi quando la situazione in casa non è comoda o agevole… soluzione ideale per le partite Iva. Queste nuove soluzioni modificheranno, come già avevamo annunciato nei mesi scorsi, la geografia degli edifici adibiti a uffici. Come si rimodelleranno le grandi aziende? Quando ufficialmente lo Stato decreterà la fine dell’emergenza quanti torneranno al lavoro in presenza? Quale sarà il loro grado di soddisfazione o frustrazione? Monitorare questo “sentiment” sarà utile per gestire al meglio anche gli ambienti. (fonte: Glickon)
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