Incredibile ma vero, la casa sta diventando un miraggio per molti, in Italia. Sia i giovani che i meno giovani sono in difficoltà nell’acquistare un appartamento e non solo: prova ne sono le recenti proteste degli studenti per gli affitti. Ma quali sono i fattori che contribuiscono alla crisi abitativa? Sino a che non li avremo compresi non potremo bloccare il trend.

La ritrovata attrattività del contesto urbano nel post-pandemia ha fatto rilanciare la crescita del prezzo al metro quadro con punte del 4%. Come ha riferito Repubblica, il costo del mattone sta aumentando a un ritmo sostenuto, ma le buste paga, come già detto nei mesi passati, non seguono lo stesso passo. E la situazione non sembra migliorare, con i tassi dei mutui che continuano a crescere e un programma di edilizia pubblica insufficiente.

Le città italiane stanno vivendo un’emergenza abitativa senza precedenti, con molte persone alla ricerca di case sempre più costose e difficili da trovare. Tuttavia, c’è ancora una speranza: circa 20mila appartamenti sfitti e vuoti potrebbero essere messi sul mercato per aiutare a rispondere, anche se solo in minima parte, alla “fame” di abitazioni a prezzi accessibili che Milano ha da qualche anno, ma che oggi sta esplodendo.

Come dimostrano i giovani che stanno protestando in tenda davanti al Politecnico, la situazione non può più essere ignorata. Non si affitta a meno di 200 euro al metro quadro l’anno in media nelle città. Secondo i dati delle ultime ricerche i canoni sono cresciuti del 10% nell’ultimo anno, ma forse adesso – auspichiamo! – si vedrà una stabilizzazione o comunque un aumento contenuto. Quindi il momento è topico: la spinta che viene anche dal basso, con manifestazioni spontanee che si stanno allargando a macchia d’olio da nord a sud, riuscirà a smuovere qualcosa?

O ciascuno continuerà a pensare al proprio profitto dimenticando che sta privando i propri figli di un legittimo futuro di benessere?