Leila Oggioni - Real Estate

Davvero servono tutte queste case?

Facciamo due conti: resteremo allibiti.

Nel nostro Paese è vero che siamo in tanti.

È vero che siamo tutti stretti, specie nelle grandi città.

E tutti ci lamentiamo del poco verde e ci arrabbiamo se viene tagliato anche solo un albero (basti pensare a quanto successo a Lambrate nel mese di dicembre, nella via Bassini).

E allora per quale motivo, secondo i dati dell’ultimo Censimento, ci sono addirittura 31 milioni di abitazioni e un quinto di esse, ovvero 7 milioni, sono vuote o abbandonate?

Un tempo si sentiva parlare molto spesso di “cementificazione selvaggia”. Era stato coniato persino il termine “rapallizzazione” per indicare quanto era stato fatto – di pessimo – nella città di Rapallo, in Liguria.

Adesso ci sono ben altri e più stringenti problemi, resta il fatto che si costruisce al ritmo di 2 m² al secondo specie proprio nelle grandi città, come Roma e Milano.

A spingere per smettere questa sciocca corsa non è solamente un ragionamento che ci proviene dalle richieste dell’Unione Europea, ma un’idea di buon senso. Se abbiamo un sacco di risorse non utilizzate… Per quale motivo non le sfruttiamo? Se il consumo di suolo è così dannoso… Per quale motivo non iniziamo a ragionare in termini di maggiore attenzione?

Per fortuna anche in sede politica si stanno facendo avanti progetti che hanno l’obiettivo di creare una rigenerazione urbana sostenibile. Il primo passo sarà quello di studiare la creazione di banche dati che aiutino a fare usare al meglio il patrimonio immobiliare esistente. Un’idea che ci piace, speriamo venga messa rapidamente in pratica.

 

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