Italiani ricicloni, che belloCi è costato fatica accettare di fare la raccolta dell’umido, di tenere da parte le pile, di dividere alluminio e vetro. Ma alla fine i risultati si vedono, e il pianeta sorride. Anche se non è ancora il momento di cantare vittoria. Soprattutto, gli italiani hanno compreso che il riciclo può essere intelligente, oltre che possibile. Per esempio, lo scorso anno (fonte Conai), per quanto riguarda la filiera degli imballaggi, a fronte di un immesso al consumo di circa 12,3 milioni di tonnellate, sono state recuperate oltre 9,6 milioni di tonnellate (+5,4% rispetto al 2014). Tutte le filiere confermano crescite interessanti. A guidare nel percorso è l’obiettivo del 2020, che prevede che entro quella data debba essere recuperato e avviato al riciclo il 50% degli imballaggi immessi in commercio. Attualmente sono 9 le regioni italiane già virtuose, 3.549 i comuni. Al nord resta la palma del maggior riciclo e recupero, ma anche il sud si sta muovendo, con Calabria, Campania e Puglia a trainare il territorio. La piccola economia domestica, come si vede, porta grandissimi frutti positivi. Oggi i bambini sanno perfettamente che devono spegnere la luce quando lasciano una stanza, buttare la bottiglietta di plastica nell’apposito sacchetto, non gettare la carta per terra, e così via. Questa nuova consapevolezza green è attecchita rapidamente, nelle giovani generazioni; gli adulti si sono adeguati alle nuove regole spesso loro malgrado, ma la risultante ci fa ben sperare. D’altra parte, non possiamo che andare nella direzione della sostenibilità. Come ci ha insegnato bene Expo, il pianeta si prepara ad ospitare un numero impressionante di abitanti: nutrire tutti sarà il primo step. Non sommergere ogni cosa di spazzatura il secondo. Indietro |