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L’architettura si confronta con il tema “migranti”

 

L’arrivo massiccio dei migranti nel nostro Paese e nelle altre realtà europee interroga a più livello. Certamente quello politico è in primo piano, perché ci sono emergenze umanitarie da risolvere. Subito dietro, però, sta il problema che potremmo definire “logistico”. Ossia: dove, queste persone, possono essere collocate? L’ambito della riflessione non è quello dell’organizzazione, ma degli spazi, e interpella l’architettura e gli architetti.

Le inaugurazioni di edifici mirabolanti, griffati da archistar, sono ormai all’ordine del giorno. La riflessione, che proviene da più parti, chiede però a questi specialisti – non necessariamente “star” – di prestare il loro ingegno per disegnare o ridisegnare le città, tenendo conto di queste nuove esigenze che stanno emergendo. Si pensi alla costruzione di edifici-ghetto (magari non volontaria nelle intenzioni), che al posto di integrare hanno l’effetto di disintegrare le comunità. Si pensi, ancora, alla permanenza non temporanea, che deve essere accompagnata da edifici capaci di trasformarsi in vere abitazioni.

Alcuni architetti stanno già ragionando sul tema. In Germania, per esempio, Jorg Friedrich, professore dell’Università Leibniz di Hannover, ha messo a punto un progetto che coniuga accoglienza, sostenibilità, riuso di spazi abbandonati e che ha per protagonisti i rifugiati. Sarebbe bellissimo se anche gli architetti del nostro Paese – in prima fila nell’accoglienza – iniziassero a studiare soluzioni del genere. Per il bene di chi deve essere ospitato e anche dell’intera cittadinanza.

http://www.dw.com/en/german-students-design-residences-for-refugees/a-18697808

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