Milano rivuole i suoi pendolariMilano ha un problema con le persone che ancora non sono tornate fisicamente al lavoro dopo la pandemia. La città sta vivendo un paradosso: -si riempie di turisti il sabato e la domenica -resta semi-deserta dal lunedì al venerdì, mancando all’appello circa 700-800 lavoratori. Sono i cosiddetti city users, coloro che vivono nell’hinterland o in altre città e che usano Milano per il lavoro. Loro, con una potenza di “fuoco” non indifferente, non acquistano i biglietti dei mezzi, non prendono il caffè la mattina al bar, non escono in pausa pranzo, non finiscono la giornata con l’aperitivo, generando un danno notevole a tutti gli operatori che ruotano attorno a ristorazione, mobilità, commercio in generale. Si parla di un 25-30% di fatturato in meno solo per le attività legate alla pausa pranzo. I numeri stanno aumentando, ma anche l’aver spostato grandi fiere come il Salone del Mobile a giugno indica che la ripresa sarà più in là, lungo il corso dell’anno, e non subito in primavera. Come si esce da questo impasse? Ragionando come una vera meta turistica: diversificando il più possibile l’arrivo dei turisti anche lungo il corso della settimana, evitando di ingolfare i weekend, tramite accordi per esempio con i tour operator o con le realtà che organizzano gli eventi. Frattanto, gli enti locali e regionali stanno spingendo per un rientro degli smart worker, ma la questione sarà complicata, dato che, nel frattempo, molte persone hanno modificato le proprie abitudini di vita e non intendono ritornare nella bolgia frenetica del traffico cittadino. E per gli operatori della ristorazione e i commercianti? La sfida è attendere che il momento sia più chiaro (dal punto di vista degli intenti dei lavoratori) e nel frattempo “reggere”, diventando appealing durante la settimana per catturare il cliente di prossimità che magari vive nel quartiere. Indietro |