Facciamoci tutti strettini, occorre lasciare un po’ di spazio in più. A chi? Ai turisti, figure sempre più importanti nell’economia della città. Facciamo un passo indietro: nel 2015, anno di Expo, ovviamente la città era stata invasa da visitatori. L’effetto Expo, però, grazie a un ottimo lavoro di visibilità e di servizi ben congegnati, non è svanito, ma si è consolidato. Milano, riconosciuta internazionalmente come città interessante, ricca di arte, turismo, cibo, moda, design, ora cammina con le sue gambe. E i numeri lo confermano: nei primi sei mesi del 2017 sono arrivati 3 milioni di visitatori, con un aumento del 13,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Molto interessante è precisare il mese di maggior afflusso: aprile, che coincide non solo con l’arrivo della temperatura mite, ma soprattutto con gli eventi “week”, che concentrano in pochi giorni il gotha mondiale di un certo settore merceologico.

Molto spesso, il turista milanese è anche una persona di business, che non solo vuole lavorare, ma che desidera godere delle bellezze del posto, conoscerle, essere catturato dalla sua curiosa gioia di vivere, sbarazzina ma molto frenetica. Il Comune vuole incentivare ulteriormente l’arrivo di turisti, in special modo quelli provenienti dall’estero, facendo anche in modo che il loro soggiorno diventi sempre più lungo.

Quanti posti letti sono presenti oggi a Milano, per i visitatori di tutto il mondo? Circa 50mila, dislocati su 400 strutture e 30mila camere. Uguale disponibilità si ha anche nelle case private. Una buona potenza di fuoco.

Cosa resta da fare? Sostenere anche tutto l’indotto, che beneficia dell’arrivo di persone che devono nutrirsi, divertirsi, spostarsi; che vogliono portare a casa un ricordo della città. E poi cercare di lavorare per fare in modo che anche i mesi più deboli, ossia quelli estivi, possano offrire una ricettività di estrema qualità, non inficiata dall’effetto “chiuso per ferie” che ancora oggi trasforma Milano nel deserto della Pianura Padana.