Mutui, da amici a nemici per il settore immobiliareNel contesto attuale, complesso e mutevole dal punto di vista economico, il settore immobiliare e quello dei mutui ipotecari stanno attraversando una fase di significativa trasformazione. L’incremento dei tassi d’interesse, combinato con le incertezze economiche globali e le tensioni geopolitiche, come la crisi in Ucraina e le recenti turbolenze in Medio Oriente, ha avuto un impatto tangibile sul mercato. Questo si è tradotto in una diminuzione sia nel numero di compravendite immobiliari sia nella concessione di mutui. Secondo i dati pubblicati dal Consiglio Nazionale del Notariato, nei primi sei mesi dell’anno in corso si è registrato un decremento delle compravendite del 9% e una riduzione dei mutui del 29,5%. Le previsioni per la fine dell’anno indicano una contrazione dell’10,5% per gli acquisti e del 23,8% per i mutui. In questo scenario, il costo dei mutui ha subito un considerevole aumento. A settembre, il tasso medio sulle nuove operazioni di prestito per l’acquisto di abitazioni, come riportato dall’ABI (Associazione Bancaria Italiana), ha raggiunto il 4,23%, segnando un raddoppio rispetto all’anno precedente, quando era del 2,26%. Questo tasso medio, che amalgama le variazioni dei tassi fissi e variabili, riflette anche le scelte dei consumatori tra queste due tipologie di mutuo. Come evidenziato nell’ultimo rapporto di Crif-Mutuisupermarket, i consumatori ormai si orientano in modo quasi unanime verso i mutui a tasso fisso, che rappresentano circa il 96% delle preferenze. La scelta tra mutuo a tasso fisso e tasso variabile si configura come una decisione tra la certezza di una rata costante e l’incertezza di un importo che può variare nel tempo, difficile da gestire anche a livello emotivo. La domanda di surroghe, ovvero il trasferimento del mutuo a un’altra banca con la possibilità di modificare le condizioni da fisso a variabile o viceversa, è diventata uno strumento che i mutuatari usano per adattarsi a queste incertezze. Tale tendenza, in crescita nella seconda metà del 2022, ha iniziato a rallentare nel secondo trimestre dell’anno, probabilmente a causa della percezione di un prossimo rallentamento nel ciclo di rialzo dei tassi. La decisione della Banca Centrale Europea di mantenere invariati i tassi d’interesse, dopo dieci rialzi consecutivi, potrebbe aver rafforzato questa aspettativa. Tuttavia, rimanendo l’inflazione elevata, prevedere l’andamento futuro dei tassi d’interesse resta un esercizio complesso, specialmente in operazioni di prestito che si estendono su un arco temporale di decenni.
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