Papa Francesco, elogio della semplicitàCome si può vedere in questa immagine, la giornata che ha visto Papa Francesco a Milano e Monza è stata da noi vissuta in prima persona. Al di là dell’impatto personale, molto forte e ricco di significato e di energie positive, l’evento è stato mediatico, umile, globale, sferzante, semplice, tutto allo stesso tempo. Mediatico: non c’era televisione, blog o medium che non raccontasse l’impegno di questo uomo con gli ultimi, i carcerati, le persone di altre religioni, e poi i preti, i cresimandi. Un globetrotter della fede che ha stupito per la sua serenità (e tutti attorno affaticati e affaccendati senza sapere perché). Umile: niente passatoia rossa; pranzo in carcere; presenza di autorità all’osso, quel tanto che basta perché nessuno si sentisse offeso. Papa Francesco non era venuto certamente per farsi bello, sarebbe in quel caso rimasto ben ben chiuso tra le mura del Vaticano, come insegna la serie tv The young Pope. Globale: noi non abbiamo mai la percezione di quanto la figura del Papa sia un riferimento non solo per i cattolici, perché lo consideriamo un nostro vicino di casa, un abitante di Roma un po’ ingombrante. Invece non è così. Sferzante: con quel suo linguaggio diretto, che molto scandalizza i soloni della Chiesa, Francesco riesce a farsi capire dalle persone, a infondere speranza anche a chi sente di avere una fede molto flebile. Arriva dritto al cuore, lasciando perdere il più possibile incenso e ritualità. Semplice: Milano è una città articolata e complessa, molto ambiziosa (probabilmente, in un’altra vita, sarebbe – e a ragione – la capitale del Paese), con un tasso di innovazione altissimo e una voglia di primeggiare a livello internazionale. Qui si creano opportunità, tendenze, mode e carriere. Ecco, c’era bisogno che una persona autorevole ricordasse a tutti che la forma, alla fine, lascia sempre il passo alla sostanza. Che siamo molto più di ciò che vogliamo far vedere. Che la nostra umanità deve prevalere, anche se sentirci hipster è cool. Indietro |