Leila Oggioni

Che Pasqua sarà?

Quest’anno più stimoli ci portano a pensare a una Pasqua diversa.

Nel 2020 eravamo nel mezzo di un dramma che ancora non ci pareva possibile. Stentavamo a credere e avevamo addosso tutti una strana euforia data dall’ingenuità del “non capire”. Facevamo le videochiamate augurandoci Buona Pasqua e buone uova di cioccolato già pensando alle vacanze e alla fine della restrizione.

12 mesi sono passati e le cose non sono andate tutte bene. I nostri cartelli appesi sui balconi si sono sbiaditi. Abbiamo sulle spalle 100.000 morti, persone che senza la pandemia sarebbero ancora tra noi. Tanti nonni, tantissime persone fragili.

Stiamo perdendo il lavoro e stiamo anche capendo che, quando il Covid sarà passato, dovremo comunque reinventare gli spazi, i tempi, il trasporto.

È necessario che questa sia, anche per i non credenti, la Pasqua della rinascita.

Della rinascita dello spirito. Abbiamo bisogno di speranza, proprio perché la nostra è arrivata al lumicino.

Abbiamo bisogno di nuovi stimoli, di sentici vivi. La rabbia non deve prevalere sulla stanchezza, ma ogni giorno è sempre più difficile.

Come disse Papa Francesco qualche anno fa: “Lasciamo che lo stupore gioioso della Domenica di Pasqua si irradi nei pensieri, negli sguardi, negli atteggiamenti, nei gesti e nelle parole … Magari fossimo così luminosi! Ma questo non è un maquillage! Viene da dentro!”.

Oggi possiamo onestamente dire che questa spinta interiore ci serve davvero. Per credere nei vaccini, nella ripartenza, in un modo nuovo di stare insieme, di fare comunità.

Abbiamo capito che da solo non si salva nessuno. Nemmeno il più potente egoista della Terra.

Che la Pasqua ci risollevi e ci sospinga in alto, ne abbiamo bisogno.

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