La Reggia di Monza si fa bella con Keith HaringTornano finalmente, dopo anni di restrizioni, i veri “fasti” della Reggia di Monza, ovvero mostre che vale la pena visitare grazie alla loro portata internazionale. I motori si stanno scaldando per inaugurare il 30 settembre “Keith Haring. Radiant Vision”, presentata nell’Orangerie. Non una semplice mostra, non un momento di arte statica. Quello che ci attende è un viaggio nella testa e nelle opere di un giovane visionario, morto prematuramente; il merito è della modalità itinerante che è stata scelta per condurre in tutto il mondo e presentare le opere, che infatti arrivano in Italia dopo essere passate da Missouri, New York, Florida e Pennsylvania. Con Keith Haring ci tuffiamo nella pop-art degli anni Ottanta nel suo stile puramente di rottura, colorato e dall’effetto wow. 130 le opere presenti, tra litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti. Haring, da artista non convenzionale, dipingeva ovunque, anche in metropolitana e per strada: ancora oggi ammiriamo i suoi lavori che seppero anticipare quelli che poi sarebbero diventati veri movimenti, correnti da cui trarre ispirazione. Alle spalle del suo lavoro un impegno sociale, volto a sostenere i diritti civili, il benessere dei bambini e il focus sull’AIDS, allora in fase esplosiva. Proprio i bimbi da lui disegnati in modo stilizzato, i radiant baby, danno il titolo alla mostra e si ritrovano a Monza. Nove le sezioni della mostra: tra queste Iconografia, Giustizia Sociale, il lavoro coi giovani. In mostra anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo. Con la mostra continua il tributo ad Haring, morto a 31 anni, sostenitore “dell’arte per tutti”. Per avere maggiori informazioni sulla visita www.reggiadimonza.it Indietro |