Le regole della vendita eticaQuando si frequentano i corsi di vendita, anche per il settore immobiliare, le parole d’ordine sono: spingere, spingere, vendere, vendere, acchiappare il cliente, distruggere la concorrenza, sbaragliare il mercato. In tantissimi casi viene proprio usata la metafora della guerra, a indicare che solo uno può sopravvivere e tutti gli altri devono, letteralmente, morire. Se ci permettiamo di parlare di vendita in riferimento al settore immobiliare di Milano, significa che: - Possiamo vantare una certa esperienza, frutto di anni e anni di lavoro - Siamo sopravvissuti alla terribile crisi degli anni passati, e non l’abbiamo fatto certamente truffando il mercato - Abbiamo lavorato basandoci su principi solidi La domanda è proprio questa: può, la vendita, basarsi su comportamenti etici e virtuosi? La risposta è: certamente sì. Sia che si venda un maglione, un fiore, un corso di inglese, uno stabile cielo terra, i presupposti sono sempre gli stessi: cercare di raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi, vendere senza imbrogliare, rispettare le regole del mercato, distinguersi per serietà. Il mediatore che pensa solo ad “arraffare”, alla lunga resterà penalizzato, perché si auto-costruirà una pessima reputazione. E i clienti parlano… e pure tanto. Il mediatore che, invece, ha come obiettivo la vera soddisfazione del cliente (oltre che la propria) si comporterà in modo più elegante. E avrà successo, ovvero chiuderà la vendita. La vendita etica non è un orpello da perbenisti. È l’essenza stessa dell’agire delle persone perbene. Chi vorrebbe fare affari con un mediatore che si presenta come troppo scaltro? Chi vorrebbe affidare il proprio investimento a una persona di dubbia moralità? Nessuno. Se siete alla ricerca di un mediatore, osservate il suo comportamento, le sue risposte. Se inizia a prendere scorciatoie, se cerca di convincervi che gli asini volano, lasciate perdere. L’arte affabulatoria non fa il venditore perfetto, l’etica sì. Indietro |