Sharing economy, parliamone“Sharing economy” è il concetto che più piace, in questo 2016. L’economia della condivisione può applicarsi alle auto, alle biciclette, agli appartamenti. In quest’ultimo caso l’impatto può essere rilevante per il real estate e per il turismo. Piattaforme come Airbnb, usata lo scorso anno da 3,6 milioni di visitatori nella sola Italia, possono trasformarsi in volano dell’economia, specie in riferimento a quei piccoli centri che non riescono ad agganciare la ripresa e che magari sono in posizione satellitare rispetto alle grandi mete turistiche. Siccome gli ospiti non dormono soltanto, ma mangiano, bevono e fruiscono dei servizi, ecco che una ricerca commissionata dalla stessa Airbnb a Sociometrica ha evidenziato come la loro permanenza abbia generato 2,13 miliardi di spese presso le attività commerciali del luogo (sempre lo scorso anno). Questo nuovo circuito turistico non si va a sovrapporre a quello tradizionale, segno che l’Italia può attendersi nuovi visitatori; che i proprietari degli immobili possono attingere a nuove fonti di reddito. Non sentite anche voi il rumore degli ingranaggi di una macchina che sta ripartendo? Certo, perché il tutto sia “fluido”, occorre imparare a ragionare in modo alternativo. E, soprattutto, imparare dai Paesi che magari hanno già adottato da diverso tempo soluzioni intelligenti di sharing economy. Ovviamente, come sempre ricordiamo, vietato il faidate (sia a livello di proprietario che intende mettere a disposizione un proprio bene, che di potenziale residente turistico). Indietro |