Cosa ci ha insegnato la pandemia? Che, a parità di obbligo – state tutti a casa – le persone che dispongono di un immobile con balconi, terrazzo, piccolo giardino, sono certamente più tranquille e serene e possono affrontare il periodo con meno disagi.

Se appartamenti o abitazioni di questa fattura sono abbastanza comuni nelle città di media e piccola dimensione, lo stesso non si può per una metropoli come Milano.

Basta pensare a un qualunque edificio non costruito negli ultimi 30 anni per notare che non solo non esistono i terrazzi, ma che anche i balconi sono solo “di figura”.

Negli ultimi mesi, però, abbiamo assistito a un’impennata di richieste di immobili con le caratteristiche di cui sopra… qui le questioni sono due.

La prima: si riparte da zero e si progettano e costruiscono ex novo palazzi completamente diversi, nativamente pronti per diventare abitazioni da non si può uscire H24 per diversi giorni, nelle quali non solo si vive, ma anche si studia e si lavora.

La seconda: si ottimizzano gli edifici esistenti cercando di renderli più confortevoli… e di quelli nuovi ancora invenduti? Dobbiamo accettare di vedere i nostri nuovissimi grattacieli completamente svuotati? E chi ha investito in questi immobili?

Io sono per una terza via, più razionale e fredda. La pandemia in un tempo medio-breve si risolverà. È vero, non saremo più gli stessi, ma ritorneremo con calma alle nostre abitudini, motivo per cui l’impellente esigenza di un balcone lentamente scemerà.

Piuttosto, propongo, perché non studiare soluzioni abitative davvero più attente alle molteplici esigenze che potrebbero avere gli studenti, le famiglie con figli piccoli, gli anziani? Anche a livello di rete di servizi comodi vicino a casa?

Dobbiamo imparare, anche noi operatori della mediazione mobiliare, non solo a vendere le realtà nuove e più appetibili, ma anche il patrimonio già esistente… che non è sempre da dimenticare.