Starbucks, cosa ci insegna sul caffè… che ancora non sappiamo?La scorsa settimana ha aperto, in pompa magna, in Piazza Cordusio, la prima caffetteria d’Italia della catena Starbucks, e anche la più grande a livello europeo. Gli italiani sono stati subito catturati da questa esperienza e hanno iniziato a fare lunghe code per poter bere un cappuccino e pagarlo 4,50 euro. Alcuni si sono buttati a capofitto in questa nuova emozione all’americana. Altri, i puristi del caffè, hanno storto il naso, sentenziando che non è certo il caso di imparare a fare ,da altri, un prodotto che facciamo benissimo e “nativamente” noi da secoli. Siamo certi che tutti, prima o poi, faranno capolino in questo mega negozio, anche solo per osservare un clima diverso, curioso, ben curato, con giovani dipendenti sorridenti (per il momento). Staremo a vedere. Nel frattempo, però, a noi operatori del settore immobiliare tocca un riflessione un po’ più profonda: il fatto che una catena non presente sul suolo italiano abbia scelto la centralissima Milano per aprire il suo primo store – così come molte altre hanno fatto presso City Life – ci rincuora e ci conferma che la città è sempre più attraente per gli investitori stranieri. Ci siamo, siamo presenti e siamo tra le città dell’Europa che conta, forse molto più della capitale Roma. Probabilmente siamo più “centrali” geograficamente rispetto alle lunghe vie di percorrenza del mondo, ben più di Roma, che era il centro sì… ma di un impero che aveva ben altri confini. Lavorare a livello immobiliare su Milano significherà, nei prossimi mesi, poter trovare acquirenti e investitori che credono nella città, negli affari, e che sono disposti a cercare location di pregio, quelle che sino a qualche mese fa avremmo dato per “perdute”, in quanto inaccessibili (per il denaro richiesto). Tutto cambia, tutto rinasce. Anche per merito di un caffè non più espresso doc. Indietro |