Volontariato episodico, cioè?Da maggio a ottobre dello scorso anno, 5.700 persone hanno svolto un’attività di volontariato tra le mura di Expo. A un anno di distanza, Università di Verona, Pisa e Cattolica Sacro Cuore hanno tracciato il profilo di queste persone. Per la maggior parte si è trattato di giovani sotto i 30 anni (un terzo sotto i 20). L’85% era alla sua prima esperienza in un evento del genere; il 95% consiglia agli amici di impegnarsi in un’attività del genere. Il dato molto interessante riguarda la modalità dell’ingaggio: a fronte del 96,5% interessato a provare un’esperienza del genere nuovamente, più della metà ha però confermato di volersi attivare per qualcosa di episodico. Emerge, cioè, ben chiara, una nuova possibilità, una forma diversa di impegno nei confronti dell’altro: il volontariato “ad hoc”, da esprimersi in grandi eventi, in momenti particolari (si pensi all’emergenza terremoti, per esempio). Questa forma piace ed è una risorsa che deve essere valorizzata. Non solo: può diventare un validissimo supporto all’attività quotidiana del volontariato “tradizionale”, che di certo non può permettersi pause, o ferie, ma spesso si trova a gestire picchi di attività al limite dello sforzo umano. Questa fascia di età rappresenta, tra l’altro, il volontario adulto del futuro, che dovrà fare i conti con la disponibilità di tempo, di lavoro precario, di condizioni di vita diverse rispetto a quelle del volontariato adulto di oggi. Una bellissima sfida da percorrere tutti insieme, dato che tra l’altro il “fare bene” è contagioso. Ps un’ultima considerazione: Expo ha rappresentato il massimo momento di visibilità internazionale per il nostro Paese, condito però da scandali di ogni sorta. Scandali ai quali si sono aggiunte anche le accuse di sfruttamento nei confronti proprio dei volontari. Sia chiaro: se io accetto e mi impegno in un progetto di volontariato (che si può anche definire “professionale”), accetto di donare il mio tempo. Non posso recriminare, a meno che io non desideri altro. Che però non è parte del “dono”, ma della prestazione di lavoro retribuita. Due frutti che nascono da due piante diverse. Indietro |